venerdì 30 dicembre 2011

RISVEGLIO DELLA POESIA

Nel mare, cielo inverso, una lampara. Un baluginio flebile, uno sprazzo silenzioso.
E poi una pioggia di stelle che inonda le pupille.
Le palpebre,
pesanti sipari polverosi,
si sollevano come drappi leggeri di piume d’albatro,
e mettono a nudo il mio sguardo. E nello sguardo, milioni di amplessi si consumano palpitanti:
una vertigine di vermiglio che penetra in un oceano di cobalto,
un sole giallo che affonda le sue labbra in un cielo indaco,
una brezza d’argento che si posa sul candore di una rugiada bianca come nettare di fico,una danza folgorante che profuma di spezie.
Passi leggeri di musiche iniziatiche.
Vortici voluttuosi e sensuali, che fanno vibrare i nervi. L’aria diventa pulviscolo denso e lattiginoso, e i miei pensieri si infilano dentro i pertugi di un muro,
come ramarri atterriti.
Divento sensazione pura.
La razionalità è bandita da questa metamorfosi. Orfeo mi ammalia con la sua poesia fantasmagorica,
e io lo seguo, tento di risalire dagli inferi di un mondo plumbeo, senza luce e colori. Non voltarti, Orfeo, non voltarti mai.Euridice ha passi lievi, di velluto, silenziosi e suadenti, come la notte,
devi fidarti della sua presenza,
perché la paura la farà riprecipitare nell’Ade,
in quel gorgo nero da cui l’avevi strappata. Canta, scrivi, suona, danza, dipingi, declama. Ama,
e ama te stesso,
come un Narciso insolente.
Corteggia e conquista la Bellezza,
falla tua, possiedila,
spogliala, ghermisci i suoi segreti ancestrali. Plasmala, trasformarla, mordine la polpa dolce e succosa, fino al nocciolo.
E da uno scampolo di Bellezza, tessi altra Bellezza,fino a che il mondo non ne sia satollo.

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