giovedì 18 settembre 2008

Il signore degli anelli, o delle catene

Gli anelli. Belli, perfetti, tondi, lucenti, metallici, tintinnanti.
Rammentano la perfezione matematica ed esoterica del cerchio, che non ha inizio nè fine, e dunque non inciampa nel tempo, nè nei suoi ricatti silenti, nè nelle sue trappole fosche e frivole.
Ma quando gli anelli si incatenano l'uno nell'altro, tutto dipende dal primo. E' sempre il primo che determina la natura e la foggia di tutti gli altri.
A volte ci perdiamo e non riusciamo più a trovare l'inizio, il bandolo, della splendida collana, o della stritolante catena.
Ci troviamo ingarbugliati tra le trame di un filo di Arianna che si srotola e si arrotola forsennatamente, arrampicandosi lungo vortici di vita e magnificenza, o lungo spirali di morte, meschinità e rancore.
Tutto dipende dal primo. Dopo è un susseguirsi minaccioso o inebriante, un proliferare di cocci taglienti e osceni, o di morbidi petali di rosa.
Una volta impresso il movimento e forgiato il metallo, tutto va da sè, non possiamo più dirigere nulla. Rimaniamo intrappolati, come mosche nelle tele dei ragni, dentro nuvole di zucchero filato, o in mezzo a incubi torvi e tuguri laidi, senza poter più modificare lo scenario, per quanto ci arrovelliamo, per quanto ci dimeniamo.
E non ci ricordiamo più da dove siamo partiti e perchè.
Quando la scena non ci piace più, quando la degenerazione si fa ombra acida e amara, bisogna spezzare il cerchio in un punto qualsiasi e ricominciare, mutando rotta e prospettiva.
Come nel cinema: si rigira, si riparte daccapo, si rifà tutto. Ammesso che sia possibile rifare tutto.
Le risonanze delle azioni e degli accadimenti perdurano, aleggiano nell'aria e nell'anima anche per anni. E così le ferite, le sconfitte, le umiliazioni, le gioie e i dolori. Non basta un attimo per colmare di terra e sabbia crateri di dissennatezza e stoltezza. E perdonare davvero è l'atto più nobile e più ostico che un essere umano possa compiere.
E' necessario voltare la pagina che si è consunta, che si è logorata, di cui conosciamo già fin troppo bene ogni virgola, che non ci stupisce più, non ci emoziona più, non ci racconta più niente. Ma non sempre si riesce a interrompere l'ubriachezza del non-senso, a scalfire le cascate di pattume, a ritrovare l'incipit della bellezza, della musica e del colore.
Il primo anello. Prestare cura a un piccolo cerchio insulso e apparentemente insignificante, a volte, ci salva dal trovarsi intrappolati in spirali di terrificanti catene di dolore.

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