lunedì 28 luglio 2008

Amnesia

I giochi insidiosi e ingannevoli della memoria sono come sabbie mobili: più ci si addentra in essi e ci si dimena, più essi ci risucchiano. Ci accarezzano gli occhi e la mente con dolcezze illusorie, con canti di sirene, e poi ci invischiano e ci tolgono l'aria, come pesci nella rete.
Il ricordo è una fata morgana diafana, tremante e millantatrice che ci appare durante le febbri sconsiderate e languide dei nostri imprudenti desideri. Splendido supplizio.
Bisognerebbe imparare a vivere senza ricordare. Tutto ogni volta daccapo.
La nostra mente dovrebbe essere programmata per andare solo avanti, a braccetto con la linea temporale della "realtà" immanente, senza potersi inventare un'altra dimensione spazio-temporale parallela attraverso cui balzare capricciosamente come un funambolo impazzito, viaggiando a ritroso, preconizzando e sognando.
Al posto di questa mente stolta e improvvida, basterebbe possedere un meccanismo preciso, asettico, puntuale, efficiente e pragmatico che ostracizzi fantasie, emozioni, umori, speranze e inutili universi onirici e ipotetici.
Una splendida e inanimata macchina. Semplice. Non serve altro. Tutto il resto è illusione; tutto il resto è preludio di sofferenza, causa di dolore.
L'essere umano è un guerriero folle e suicida che scende in battaglia indossando come unica armatura la sola pelle nuda.

"Bisogna avere ancora del caos dentro di sè per partorire una stella danzante."

F. Nietzsche, "Così parlò Zarathustra"

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